Esistono alcuni comportamenti o atteggiamenti che sono ritenuti segnali di allarme della presenza di un disturbo autistico:
- non guarda negli occhi le persone
- non segue con lo sguardo oggetti in movimento
- non sorride a chi gli sorride
- Non emette suoni e non balbetta
- non mette in bocca le dita o gli oggetti
- il bambino non si volta quando viene chiamato col proprio nome (dopo i 12 mesi)
- non indica gli oggetti per mostrare interesse verso di loro (dopo i 14 mesi) e non si volta a guardare un oggetto quando un’altra persona lo indica
- non è in grado di fare un gioco simbolico, non gioca a ‘fare finta’ (dopo i 18 mesi)
evita il contatto con gli occhi - vuole stare da solo o non ha interesse verso le altre persone o è interessato alle persone, ma non sa come relazionarsi con loro
- non ama essere toccato, abbracciato o coccolato
- presenta un un ritardo nel linguaggio e ripete parole o frasi sentite (ecolalia)
- ha spesso uno sguardo smarrito, “sguardo perso”quando è davanti a qualcosa di nuovo
- ha difficoltà ad esprimere le sue necessità con parole o gesti
- compie azioni ripetitive (batte le mani, si dondola o si gira su se stesso)
- è molto disturbato da piccoli cambiamenti della sua routine
- è troppo (o troppo poco) sensibile a odori, suoni o sapori o texture.
No. L’autismo non è una malattia da cui si può guarire, poiché è una condizione neurologica e del neurosviluppo che accompagna la persona per tutta la vita. Tuttavia, con interventi mirati, come terapie comportamentali, educative e supporti psicologici, le persone autistiche possono migliorare significativamente la loro qualità di vita, sviluppare abilità sociali e comunicative e affrontare meglio le sfide quotidiane.
L’obiettivo non è “guarire”, ma supportare la persona nel raggiungere il massimo del proprio potenziale e una vita soddisfacente.
Le cause del disturbo dello spettro autistico non sono ancora del tutto chiare. Sicuramente i fattori genetici giocano un ruolo importante, ma sono stati riconosciuti anche alcuni fattori ambientali come l’inquinamento o l’esposizione a sostanze tossiche in gravidanza. Inoltre l’autismo è correlato a una serie di fattori come l’età avanzata dei genitori, l’abuso di alcol in gravidanza, eventuali infezioni contratte dalla mamma durante il periodo di gestazione.
Tutt’ora c’è una grande quantità disinformazione riguardo ai vaccini e il loro ipotetico legame con l’autismo.
Ciò ha causato molta preoccupazione tra i genitori e ha portato a una parziale diminuzione delle vaccinazioni.
L’ipotesi che in particolare la vaccinazione antimorbillo-parotite e rosolia (MPR) possa essere associata ad un aumento delle probabilità di sviluppare un disturbo autistico è nata negli anni Novanta da uno studio inglese pubblicato nel 1998. Tale studio si è poi rivelato non valido scientificamente. Successivamente numerosi studi hanno esaminato il presunto legame tra vaccini e autismo e hanno concluso che non esiste alcuna correlazione.
Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), hanno tutte concluso che i vaccini sono sicuri ed efficaci e non causano l’autismo.
Fino a qualche anno fa la Sindrome di Asperger era riconosciuta come diagnosi separata. Dal 2014 invece con il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) la diagnosi Spettro autistico comprende in se anche la sindrome di Asperger. Infatti lo spettro autistico è un continuum che va dal livello 1, autismo ad alto funzionamento, senza deficit cognitivi o disturbi del linguaggio ma con necessità di supporto, al livello 2 con necessità di un supporto significativo, al livello 3 con grave compromissione del funzionamento, deficit cognitivi importanti e gravi difficoltà di comunicazione verbale, con necessità di un supporto molto significativo. La sindrome di Asperger corrisponde all’autismo ad alto funzionamento in cui non ci sono problemi cognitivi, l’intelligenza è normale o superiore alla media, non ci sono difficoltà nel linguaggio verbale ma difficoltà nella relazione, nell’interazione e nella comunicazione sociale. inoltre vi sono interessi molto ristretti e ripetitivi.
Le terapie per l’autismo sono personalizzate in base alle esigenze individuali e possono coinvolgere diversi approcci. Ecco alcune delle più comuni:
- Metodo ABA (Analisi Comportamentale Applicata): si concentra sulla modifica dei comportamenti problematici e sull’insegnamento di nuove abilità, tramite rinforzo positivo.
- TEACCH (Treatment and Education of Autistic and Related Communication Handicapped Children): utilizza tecniche strutturate per aiutare le persone con autismo a sviluppare autonomie e abilità di vita quotidiana.
- Intervento precoce (Early Start Denver Model – ESDM):
Programmi rivolti ai bambini piccoli (sotto i 3 anni) per intervenire presto nel loro sviluppo e massimizzare le loro capacità future. Si svolge utilizzando giochi amati dal bambino per insegnare nuove abilità. - Terapia cognitivo-comportamentale:usata per aiutare a ridurre l’ansia e i comportamenti ripetitivi, insegnando a riconoscere e gestire emozioni, pensieri e comportamenti disfunzionali.
- Farmacoterapia: non esistono farmaci specifici per trattare l’autismo, ma alcuni farmaci possono essere prescritti per gestire sintomi come ansia, depressione, o comportamenti aggressivi.
- Diete e integratori alimentari: diete senza glutine o integratori di vitamine specifiche e aminoacidi non hanno trovato evidenze scientifiche di efficacia.
Un programma terapeutico efficace spesso combina diversi approcci per soddisfare le esigenze individuali.